battleship fresco di pressa, critichiamolo và

attenzione, può contenere opinioni personali, spoiler e cinico sarcasmo; leggete a vostra discrezione.

iniziamo con il capire se si deve piangere perchè non fa ridere o se si deve ridere perché non fa piangere. da che mondo è mondo in pericolo si dovrebbe iniziare con leggerezza, poi un veloce panico generale, identificazione dell’eroe, breve crisi mistica dell’eroe seguita dalla realizzazione che il fato del mondo è nelle sue mani. nella seconda metà del film apocalittico si può elargire qualche battuta, di solito a carico dell’eroe stesso o degli aiutanti. sembrerebbe che in battleship ci siano tutti questi elementi, ma vagamente ridondanti: battute e momenti leggeri (il pubblico ride, anche quando non dovrebbe) si intromettono anche nelle scene che, secondo il canone classico di questo genere, dovrebbero essere pesantemente sottolineati da trattenimento del fiato e – possibilmente – manifestazioni di rinforzo e/o approvazione in slow motion.. qui fa ridere, diciamocelo, i reduci che arrivano a far salpare la nave-museo fanno ridere: il momento drammatico verso il finale è marcato da uno slo-mo che ricorda più hot shots che indipenence day.

eppure gli elementi ci sono tutti, proprio tutti, è che in qualche modo sono dissonanti e non collaborano alla creazione di quell’atmosfera tipica di coraggio disperato, di unione della razza umana contro l’alieno, eccetera. forse fatto di proposito, però qualcuno ce lo dovrebbe dire perché qui non s’è capito e l’unico istante di pura goduria apocalittica si ha quando il mitico Liam Neeson ha la possibilità di mettere in campo gli aerei (prima c’era il campo magnetico e balle varie): ecco è la fine, è stato un onore servire con voi e boom il momento top gun, ma solo pochi secondi, non piace esagerare qui.

non avendo ben capito di che pasta sia fatto questo film della specie apocalittica passiamo ora a considerare le performance degli attori.

Liam Neeson non fa quasi niente ma è Liam Neeson, quindi si guarda, si apprezza e si tace.

Alexander Skarsgård.. bello.. bravo si, in televisione però. in svezia indubbiamente. il consiglio sarebbe quello di tornare a casa o prendersi dei ruoli meno a caso: se in straw dogs il fisico slanciato e la postura da nordico rendevano il suo presupposto personaggio di buzzicone più che un tantino poco credibile, qui la scioltezza del casanova sempre a suo agio anche con le infradito gli impedisce di sembrare un militare. infatti non dura molto e ben venga per lui. anche perché sorge il dubbio che sia stato messo lì perchè assomiglia molto a Taylor Kitsch: l’eroe.

Taylor Kitsch: bello, bravo, fresco, simpatico, drammatico e s-drammatico al punto giusto, fisicato e cervellato. io lo dicevo da un po’, ma nessuno mi ascolta; quando riesci a far sembrare credibile gambit nel film wolverine: le origini non puoi che essere proiettato verso l’olimpo di hollywood.

rihanna poneva seri dubbi sulla carta, sulla barca funziona benissimo invece.

gli alieni? ce ne potevano essere di più idioti di quelli di district 9 e signs? è provato da questo film che si, se li studi bene ce la fai.

non è un brutto film, no. è che non si capisce nemmeno se è bello.

insomma, rimani un po’ così come Taylor Kitsch nel poster.

 

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